Copyright, ANSO e ANES: “La direttiva non tiene conto delle nostre caratteristiche”

Secondo ANSO e ANES non lasciare agli editori la libertà di scegliere se concludere o meno accordi con le piattaforme riduce l’autonomia degli editori e rischia di porre un grave freno allo sviluppo di quelle imprese che intendono sfruttare al massimo le opportunità offerte dal digitale

“Il recepimento dell’articolo 15 della Direttiva Copyright non incentiva lo scambio di valore tra le piattaforme digitali e gli editori, ma al contrario tende a creare vincoli eccessivamente stringenti e a favorire la grande editoria generalista a discapito dei soggetti più piccoli, locali, tecnico-professionali e specializzati e online, producendo asimmetrie di mercato e rischiando di generare ingenti danni al comparto nel suo complesso.” È il commento di ANSO (Associazione Nazionale Stampa Online) e ANES (Associazione Nazionale Editoria di Settore), associazioni che da anni operano per sostenere e tutelare rispettivamente gli editori di testate giornalistiche online a carattere locale, l’editoria specializzata e tecnico-professionale e i consumatori al testo sul quale il Ministero della Cultura e il Dipartimento per l’editoria hanno condotto un giro di audizioni la settimana scorsa. Secondo le associazioni, non lasciare agli editori “la libertà di scegliere se concludere o meno accordi con le piattaforme” o di fatto limitare la possibilità di fornire licenze gratuite riduce “non soltanto l’autonomia degli editori sancita dalla Direttiva ma rischia di porre un grave freno allo sviluppo di quelle imprese che intendono sfruttare al massimo le opportunità offerte dal digitale.” Viene inoltre criticata l’inclusione delle imprese editoriali televisive “tra i soggetti a cui viene riconosciuto il diritto connesso”.

Duro anche il giudizio sul ruolo “arbitrale” affidato ad Agcom, che “rischia di ‘appiattire’ il mercato e annullare le differenze anche di natura tecnologica tra i diversi player che il mercato libero e la libera negoziazione invece valorizzano, vanificando gli enormi sforzi che gli editori nativi digitali e gli editori che hanno investito nell’integrazione tra offerta tradizionale e digitale hanno messo in campo negli ultimi anni per essere tecnologicamente all’avanguardia e disincentivando di fatto l’innovazione per i prossimi anni.” Anche i criteri che Agcom dovrebbe prendere in considerazione per la determinazione dell’equo compenso, secondo gli  editori locali, tecnico-professionali e specializzati “rischiano di penalizzare gli editori nativi digitali.”

“Il nostro comparto” concludono “non ha bisogno dell’imposizione di vincoli alla libertà di scelta e iniziativa economica e contrattuale degli editori ma piuttosto di veder valorizzati gli sforzi compiuti dalle singole imprese per una maggiore innovazione e digitalizzazione, nonché di incentivi per continuare a perseguire tali obiettivi e investire su nuove risorse e infrastrutture che permettano alle imprese di competere efficacemente sul mercato.”